“Andiamo al fast-food?”

In molti casi la risposta può essere Si, Se si tratta di una tantum non è necessario dire no, i bambini adorano il cibo ultraprocessato e chi non l’adora, alzi la mano chi non ha finito un pacco di patatine o di biscotti la sera dopo una giornata stressante di lavoro o si è rimpinzato di pop corn al cinema.

Il problema è un altro.

Prendiamo una giornata tipo di un bambino. Si alza, poi di corsa a fare colazione con la sua bella ciotola di cereali oppure biscotti o merendine, poi a scuola con un’altra merendina per l’intervallo. All’uscita non c’è molto tempo, si corre a casa affamati, un bel piattone di pasta o un panino e via agli allenamenti, al pomeriggio magari un sacchetto di patatine o un gelato e la sera perché no bastoncini di pesce e se va bene qualche rondella di carota ….Uff…un bel pieno di zuccheri, conservanti, additivi e sale. E la frutta? E la verdura?

Lo so, la vita non è facile, tra lavoro e impegni non c è molto tempo per cucinare e poi i bambini oggi sono diventati ancora più selettivi, mangiano pochissimi alimenti e sempre gli stessi e noi, che abbiamo fretta e siamo stanchi, che proviamo pena a lasciarli senza mangiare, che ci abbiamo già provato cento volte senza successo, preferiamo servirgli i

suoi sofficini che gli piacciono tanto, lo/a fanno felice e si cuociono in fretta. Così tutti contenti. In fondo che male c’è.

Il male è che il cibo ultraprocessato può avere effetti negativi sulla salute dei bambini, influenzando sia lo sviluppo fisico che cognitivo. Questi alimenti spesso forniscono pochi nutrienti essenziali, contribuendo a uno squilibrio nutrizionale.

Il consumo regolare di cibo ultraprocessato è associato a un aumento del rischio di obesità, con possibili conseguenze a lungo termine come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari.

Inoltre, alcuni studi suggeriscono una connessione tra questo tipo di dieta e problemi di salute mentale nei bambini, incluse l’ansia e la depressione.

La mancanza di fibre nei cibi ultraprocessati può causare problemi digestivi, mentre ingredienti come gli zuccheri aggiunti possono influenzare la concentrazione e l’apprendimento e preferisco fermarmi qui, non amo seminare il panico nei genitori perché so che fanno sempre del loro meglio.

E allora cosa fare?

Bisogna fermarsi un momento e cercare di capire.

Si tratta davvero di mancanza di tempo?

Abbiamo bisogno di rivedere la nostra organizzazione? Abbiamo bisogno di un aiuto extra?

Se si tratta invece di un rifiuto da parte del bambino, ci sono delle intolleranza nascoste?

Come ci comportiamo a tavola? È un momento piacevole o regna la tensione?

Quanta pressione facciamo loro perché mangino?

Quanto sono gradevoli i piatti che prepariamo?

Sono presenti delle neurodiversità che creano diffidenza verso il cibo?

Che idea ha il bambino del suo corpo, come si vede, che feedback riceve dal mondo esterno?

Insomma, un mondo tutto da esplorare, vuoi che lo facciamo insieme?